1909, così disse Freud a Jung sbarcando a New York, in occasione del viaggio che avrebbe portato la psicoanalisi oltreoceano: " Non sanno che stiamo portando loro la peste". Lacan ci indica come tale deve rimanere il compito della psicoanalisi.
La psicoanalisi ha il compito di restare insieme a ciò che, dell'esperienza, non fa tornare i conti. Con le domande a cui non si trova risposta, con i sintomi che si ripetono al di là della volontà del soggetto. La psicoanalisi deve promuovere, sempre all'interno di una cornice simbolica, l'incontro con il fuori-senso. Il non spiegabile. L'impossibile a dire. Nelle parole di Freud, c'è il nocciolo della psicoanalisi: portare la peste è portare ciò che guasta, ciò che rovina i conti, che non li fa tornare. Ed è anche portare ciò che non ci si aspetta.
Guastare e rovinare i conti. Ma a chi? All'Io che la fa normalmente da padrone, in una casa che non è originariamente sua. Immaginiamo l'Io come un'armatura, utile, anzi fondamentale da avere per imparare a stare in una forma più o meno compatta. Noi stessi siamo riusciti a costruirla, ed è certamente stata un'ottima cosa. Tuttavia, in alcuni momenti, quest'armatura risulta decisamente troppo ingombrante. Immaginiamo, inoltre, che avendo sempre addosso quest'armatura, ci dimentichiamo che è un'armatura e pensiamo di coincidervi. Pensiamo che noi siamo l'armatura. Eppure sentiamo che esiste qualcosa che supera l'armatura, che non tutto viene da lei. E sentiamo questo qualcosa scalpitare, tenerci al caldo, muoverci verso dei punti del mondo. L'armatura non ha possibilità di esistere, in verità, se non perchè qualcosa la anima. E senza l'aiuto dell'armatura-compattante, questo qualcosa non ha possibilità di muovere verso una direzione o tenere al caldo qualcuno o scalpitare verso un fine. Entrambe hanno bisogno dell'altra. Tuttavia accade che l'Io prenda il sopravvento e che ci dimentichiamo di essere qualcos'altro rispetto ad un'armatura. Qui intervengono i sintomi, che trovano un modo per aggirare l'Io e far emergere questo qualco'altro d'essere che siamo. E qui arriva anche la psicoanalisi lacaniana, che tutela quest'emersione sintomatica riconoscendola come un appello del soggetto stesso, la ascolta e le fa spazio. La ricorda, costantemente, opponendosi al processo di rimozione. In questo senso porta la peste. Rispettando i tempi del soggetto, essa accompagna verso la progressiva apertura di uno spazio, nell'armatura-Io, che faccia respirare questo qualcos'altro d'essere che siamo. Fino a che il soggetto non possa trovare un nuovo compromesso generativo tra le due. In questo senso la psicoanalisi lacaniana è anche ciò che porta l'inatteso, l'inaspettato. L'apertura, la torsione imprevista che fa nascere nello stesso soggetto, un soggetto nuovo.